di Paola Garlaschelli — Sindaco del Comune di Voghera


Ci sono figure nella storia della letteratura che, per il loro stile, la loro intelligenza e il coraggio di osare, diventano più di semplici autori: diventano simboli. Alberto Arbasino è uno di questi. Intellettuale raffinato, scrittore eclettico, spirito libero della cultura italiana del Novecento, ha saputo attraversare epoche, mode e trasformazioni del gusto mantenendo una voce unica e inconfondibile.

Nato a Voghera nel 1930, Arbasino è stato molte cose: romanziere, saggista, giornalista, critico, viaggiatore. Ma soprattutto è stato uno straordinario osservatore della società italiana, capace di restituirne luci e ombre con uno sguardo ironico, colto, mai scontato. La sua scrittura, spesso sperimentale e fuori dagli schemi, ha rappresentato un punto di rottura rispetto alla narrativa tradizionale. Con Fratelli d’Italia, romanzo fiume che ha avuto più di una stesura e che lui stesso definì “un work in progress”, Arbasino ha rivoluzionato il concetto stesso di romanzo, ibridandolo con riflessione saggistica, cronaca e introspezione.


Arbasino era un uomo che amava il cambiamento. Non temeva di riscrivere i propri testi, di metterli in discussione, di dialogare con le nuove generazioni. Era un autore che leggeva il presente con la lucidità di chi sa dove affondano le radici del pensiero. La sua cultura era sterminata: dalla musica classica all’arte contemporanea, dal teatro d’opera alle mode giovanili. Ogni suo scritto è un piccolo atlante di riferimenti, citazioni, intuizioni. Eppure mai pedante, mai elitario: Arbasino riusciva a far convivere Thomas Mann e Mina, Pasolini e Mike Bongiorno, con la naturalezza di chi sa che l’Italia è fatta di contrasti.

La sua è stata una voce libera, anche in politica, dove ha portato uno sguardo anticonvenzionale, fuori dalle ideologie. Ma è nella letteratura che il suo lascito è più vivo: ha insegnato a tanti – scrittori, giornalisti, lettori – che la lingua è un laboratorio infinito, che lo stile è visione, che l’ironia è un atto di intelligenza.

Oggi, il Premio Letterario Alberto Arbasino vuole essere molto più di un tributo. È un ponte tra generazioni, un invito ai giovani a coltivare la curiosità, a scrivere con coraggio, a guardare il mondo con occhi critici e fantasiosi. Perché, in fondo, Arbasino continua a parlarci: nei suoi libri, nei suoi articoli, nelle sue battute memorabili, nella sua irripetibile capacità di essere, insieme, profondamente italiano e cosmopolita.

Alberto Arbasino è stato, e resta, un simbolo della letteratura italiana. E forse anche qualcosa di più: una voce che ci invita a pensare, a leggere, a vivere con intensità.